Un'analisi attenta alle mutazioni fisico-sociali di alcuni territori dimostra come il turismo incida ed abbia influito radicalmente sullo sviluppo e la pianificazione di infrastrutture. In Italia, tra gli anni '60 e '70, il turismo di massa ha prodotto infrastrutture che, alla luce delle successive evoluzioni nei modi e dei tipi di fruizione, risultano oggi obsolete, inutilizzate, sovradimensionate. Il riciclo per nuovi usi di questi 'residui del boom' richiede un'inversione di paradigma: da sistemi a supporto puramente strumentali, rigidi e chiusi, queste infrastrutture possono diventare veri e propri dispositivi attrattivi capaci di mediare i rapporti tra comunità temporanee e residenti. In questa prospettiva, la proposta di riconversione avviata dal Centro dipartimentale Sealine (UniFe) per il complesso dell'invaso artificiale del Fiume Conca rappresenta un caso studio esemplare. Il bacino, costruito negli anni '60, aveva l'originaria funzione di ravvenamento delle falde per l'approvvigionamento idrico di residenti e strutture ricettive durante il picco della domanda estiva. Venuta meno questa funzione, l'invaso si presenta oggi come un luogo 'in sospeso', ma dalle grandi potenzialità a livello naturalistico e strategico. La ricerca ha avuto come obbiettivo di integrare la gestione del rischio idrogeologico, la valorizzazione del sistema paesaggistico e la diversificazione dell'offerta ricreativa in un'unica infrastruttura turistica definendo nuove procedure per la pianificazione e la conduzione di opere complesse e multifunzionali a scala territoriale.
Infrastrutture e turismo: nuove relazioni e strategie di riconversione
EMANUELI, Luca;LOBOSCO, Gianni
2015
Abstract
Un'analisi attenta alle mutazioni fisico-sociali di alcuni territori dimostra come il turismo incida ed abbia influito radicalmente sullo sviluppo e la pianificazione di infrastrutture. In Italia, tra gli anni '60 e '70, il turismo di massa ha prodotto infrastrutture che, alla luce delle successive evoluzioni nei modi e dei tipi di fruizione, risultano oggi obsolete, inutilizzate, sovradimensionate. Il riciclo per nuovi usi di questi 'residui del boom' richiede un'inversione di paradigma: da sistemi a supporto puramente strumentali, rigidi e chiusi, queste infrastrutture possono diventare veri e propri dispositivi attrattivi capaci di mediare i rapporti tra comunità temporanee e residenti. In questa prospettiva, la proposta di riconversione avviata dal Centro dipartimentale Sealine (UniFe) per il complesso dell'invaso artificiale del Fiume Conca rappresenta un caso studio esemplare. Il bacino, costruito negli anni '60, aveva l'originaria funzione di ravvenamento delle falde per l'approvvigionamento idrico di residenti e strutture ricettive durante il picco della domanda estiva. Venuta meno questa funzione, l'invaso si presenta oggi come un luogo 'in sospeso', ma dalle grandi potenzialità a livello naturalistico e strategico. La ricerca ha avuto come obbiettivo di integrare la gestione del rischio idrogeologico, la valorizzazione del sistema paesaggistico e la diversificazione dell'offerta ricreativa in un'unica infrastruttura turistica definendo nuove procedure per la pianificazione e la conduzione di opere complesse e multifunzionali a scala territoriale.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.