Lo Strutturalismo, nelle sue prevalenti accezioni linguistiche e antropologiche, a partire dagli anni ’60 del XX secolo, ha costituito il fondamento epistemologico legittimante la disciplina della Morfologia Urbana e della Tipologia Edilizia, la quale intende dare ragione dei processi di costruzione e trasformazione dell'architettura della città. Il confronto tra Saverio Muratori e John N. Habraken, in tal senso, diventa illuminante nel mettere a confronto due diverse accezioni del relativo campo di applicazione, delle corrispondenti premesse e dei possibili esiti. Il maestro italiano, adeguando i principi conformativi della città alla ciclicità della dialettica della storia di matrice idealista hegeliana, nel tentativo di spiegare la funzione del sostrato logico-naturale sottostante i summenzionati processi, ne amplifica il valore di continuità, di cui le diverse storie risultano interpretazione operante, o pura rappresentazione. Quello olandese, ribaltando il punto di vista a favore di una interpretazione materialista della storia, che riduce la natura a puro "fondo" o "risorsa", secondo l'interpretazione di Martin Heidegger, all'interno della quale si iscrive il ruolo degli agenti della trasformazione, ne esprime il senso di discontinuità, di cui l'architettura della città diventa attuazione, o pura espressione.
Pensare Saverio Muratori attraverso John N. Habraken. Strutturalismo e Tipologia processuale nell’esperienza olandese
MARZOT, Nicola
2013
Abstract
Lo Strutturalismo, nelle sue prevalenti accezioni linguistiche e antropologiche, a partire dagli anni ’60 del XX secolo, ha costituito il fondamento epistemologico legittimante la disciplina della Morfologia Urbana e della Tipologia Edilizia, la quale intende dare ragione dei processi di costruzione e trasformazione dell'architettura della città. Il confronto tra Saverio Muratori e John N. Habraken, in tal senso, diventa illuminante nel mettere a confronto due diverse accezioni del relativo campo di applicazione, delle corrispondenti premesse e dei possibili esiti. Il maestro italiano, adeguando i principi conformativi della città alla ciclicità della dialettica della storia di matrice idealista hegeliana, nel tentativo di spiegare la funzione del sostrato logico-naturale sottostante i summenzionati processi, ne amplifica il valore di continuità, di cui le diverse storie risultano interpretazione operante, o pura rappresentazione. Quello olandese, ribaltando il punto di vista a favore di una interpretazione materialista della storia, che riduce la natura a puro "fondo" o "risorsa", secondo l'interpretazione di Martin Heidegger, all'interno della quale si iscrive il ruolo degli agenti della trasformazione, ne esprime il senso di discontinuità, di cui l'architettura della città diventa attuazione, o pura espressione.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.