Intorno al tema dell’interesse ad impugnare da sempre sorgono fraintendimenti, contrasti e incertezze. La formula che richiede l’esistenza del requisito, apparentemente lapalissiana, cela problematiche di notevole complessità, capaci di toccare centri vitali della dinamica processuale: la funzione dei controlli sulle decisioni, il ruolo che vi giocano le scelte di parte, la tensione fra le aspirazioni soggettive alla prosecuzione del giudizio e l’efficienza del sistema giustizia, inceppato dall’eccesso di sollecitazioni. Nonostante la rilevanza dei valori in gioco, nell’imporre un controllo sull’interesse la legge si esprime in modo apodittico, senza fornire alcun appiglio per dotare il concetto di significati inequivoci. Il silenzio normativo, unito a schemi d’analisi obsoleti e spesso semplicistici, provoca gravi disorientamenti giurisprudenziali. Questo studio intende fornire un nuovo paradigma d’indagine, in grado di guidare l’interprete attraverso i compositi passaggi in cui l’esame di ammissibilità deve dispiegarsi. Individuati i fondamenti dell’istituto, viene delineato un modello di giudizio, articolato in una parte generale e speciale. La prima è volta a porre in luce le scansioni in cui strutturare la diagnosi di ricevibilità dell’impugnazione, con particolare riguardo alle variabili da considerare e da escludere, alla regola chiamata a dirimere i casi dubbi e ai ruoli spettanti al giudice e alle parti. La seconda è incentrata sulla disamina dei differenti modi d’operare del meccanismo selettivo, ricavati dal multiforme panorama giurisprudenziale. Sotto questo profilo, la sistematica qui suggerita si discosta dall’impostazione invalsa in materia, imperniata sull’enfatizzazione delle diverse coloriture che il presupposto assume quando riferito alle singole parti processuali. Simile visione soggettiva, che rischia di alimentare disparità di trattamento, viene sostituita con l’individuazione di alcuni caratteri oggettivi e trasversali, da considerare autentico cardine del filtro giudiziale: gli attributi qualificanti il concetto di interesse assurgono ad essenziale chiave di lettura, in grado di assicurare pari opportunità di accesso alle giurisdizioni superiori e scongiurare ingiustificate sperequazioni.
L'interesse ad impugnare nel processo penale
CARNEVALE, Stefania
2013
Abstract
Intorno al tema dell’interesse ad impugnare da sempre sorgono fraintendimenti, contrasti e incertezze. La formula che richiede l’esistenza del requisito, apparentemente lapalissiana, cela problematiche di notevole complessità, capaci di toccare centri vitali della dinamica processuale: la funzione dei controlli sulle decisioni, il ruolo che vi giocano le scelte di parte, la tensione fra le aspirazioni soggettive alla prosecuzione del giudizio e l’efficienza del sistema giustizia, inceppato dall’eccesso di sollecitazioni. Nonostante la rilevanza dei valori in gioco, nell’imporre un controllo sull’interesse la legge si esprime in modo apodittico, senza fornire alcun appiglio per dotare il concetto di significati inequivoci. Il silenzio normativo, unito a schemi d’analisi obsoleti e spesso semplicistici, provoca gravi disorientamenti giurisprudenziali. Questo studio intende fornire un nuovo paradigma d’indagine, in grado di guidare l’interprete attraverso i compositi passaggi in cui l’esame di ammissibilità deve dispiegarsi. Individuati i fondamenti dell’istituto, viene delineato un modello di giudizio, articolato in una parte generale e speciale. La prima è volta a porre in luce le scansioni in cui strutturare la diagnosi di ricevibilità dell’impugnazione, con particolare riguardo alle variabili da considerare e da escludere, alla regola chiamata a dirimere i casi dubbi e ai ruoli spettanti al giudice e alle parti. La seconda è incentrata sulla disamina dei differenti modi d’operare del meccanismo selettivo, ricavati dal multiforme panorama giurisprudenziale. Sotto questo profilo, la sistematica qui suggerita si discosta dall’impostazione invalsa in materia, imperniata sull’enfatizzazione delle diverse coloriture che il presupposto assume quando riferito alle singole parti processuali. Simile visione soggettiva, che rischia di alimentare disparità di trattamento, viene sostituita con l’individuazione di alcuni caratteri oggettivi e trasversali, da considerare autentico cardine del filtro giudiziale: gli attributi qualificanti il concetto di interesse assurgono ad essenziale chiave di lettura, in grado di assicurare pari opportunità di accesso alle giurisdizioni superiori e scongiurare ingiustificate sperequazioni.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.