I “36 progetti di ville di architetti italiani” presentati al concorso d’architettura bandito dal Direttivo della IV Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne tenuta a Monza nel 1930 mostrano un panorama professionale molto ampio, uno spaccato interessante per la comprensione del cambiamento del contesto architettonico di quegli anni che sarebbe maturato più tardi nel razionalismo italiano [1]. Il ridisegno analogico e digitale delle 36 architetture progettate è, a nostro giudizio, un importante momento di riflessione non solo sulla forma ma anche sulla comunicazione dei valori “cromatici” del linguaggio architettonico accuratamente declinato dai 42 progettisti, sia negli interni sia negli esterni. Com’è stato già segnalato in alcuni lavori precedenti [2, 3, 4] certe proposte seguono riflessioni personali sviluppate dall’autore, altre si legano - in continuità o con impulsi di rottura - a fattori più ampi appartenenti alle teorie delle correnti architettoniche e artistiche dell’epoca. La realizzazione dei modelli digitali 3D di questi spazi architettonici mai realizzati, avvenuta a cura degli studenti del Corso Integrato di Tecniche della Rappresentazione dell’Architettura della Facoltà d’Architettura di Ferrara (prof. G. Mele, prof. M. Incerti), costituisce un importante momento di conoscenza sia del materiale grafico prodotto degli architetti per quel concorso (l’analisi di tali disegni necessaria per l’elaborazione del modello tridimensionale ha reso evidenti molte incongruenze), sia della fruizione percettiva di aspetti morfologici e qualità cromatiche degli edifici solo progettati. Molto interessante è anche la riflessione sull’influenza del colore dei paesaggi nei quali i progetti sono stati inseriti. I cromatismi assumono corpo grazie ai render e ai filmati, favorendo dunque la comprensione del ruolo del colore e delle sue teorie nell’architettura degli anni trenta. Lo spazio virtuale facilita e accresce così la conoscenza percettiva dell’architettura, consentendo un diverso modo di appropriarsi dello spazio: di visitarlo virtualmente, di riviverlo, di riconsiderarlo.
Modelli digitali e percezione del colore: i 36 progetti della IV triennale di Monza
INCERTI, Manuela;
2013
Abstract
I “36 progetti di ville di architetti italiani” presentati al concorso d’architettura bandito dal Direttivo della IV Esposizione Triennale Internazionale delle Arti Decorative ed Industriali Moderne tenuta a Monza nel 1930 mostrano un panorama professionale molto ampio, uno spaccato interessante per la comprensione del cambiamento del contesto architettonico di quegli anni che sarebbe maturato più tardi nel razionalismo italiano [1]. Il ridisegno analogico e digitale delle 36 architetture progettate è, a nostro giudizio, un importante momento di riflessione non solo sulla forma ma anche sulla comunicazione dei valori “cromatici” del linguaggio architettonico accuratamente declinato dai 42 progettisti, sia negli interni sia negli esterni. Com’è stato già segnalato in alcuni lavori precedenti [2, 3, 4] certe proposte seguono riflessioni personali sviluppate dall’autore, altre si legano - in continuità o con impulsi di rottura - a fattori più ampi appartenenti alle teorie delle correnti architettoniche e artistiche dell’epoca. La realizzazione dei modelli digitali 3D di questi spazi architettonici mai realizzati, avvenuta a cura degli studenti del Corso Integrato di Tecniche della Rappresentazione dell’Architettura della Facoltà d’Architettura di Ferrara (prof. G. Mele, prof. M. Incerti), costituisce un importante momento di conoscenza sia del materiale grafico prodotto degli architetti per quel concorso (l’analisi di tali disegni necessaria per l’elaborazione del modello tridimensionale ha reso evidenti molte incongruenze), sia della fruizione percettiva di aspetti morfologici e qualità cromatiche degli edifici solo progettati. Molto interessante è anche la riflessione sull’influenza del colore dei paesaggi nei quali i progetti sono stati inseriti. I cromatismi assumono corpo grazie ai render e ai filmati, favorendo dunque la comprensione del ruolo del colore e delle sue teorie nell’architettura degli anni trenta. Lo spazio virtuale facilita e accresce così la conoscenza percettiva dell’architettura, consentendo un diverso modo di appropriarsi dello spazio: di visitarlo virtualmente, di riviverlo, di riconsiderarlo.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.