In periodo medievale la relazione fra le arti è un movimento trasversale che porta avanti dinamicamente in parallelo i relativi prìncipi; si creano così quei legami, che oggi chiamiamo interdisciplinari, allora naturali all’interno della sfera della Conoscenza dell’individuo. Intorno all’anno 1000 nell’abbazia di Pomposa il monaco Guido è il fautore di importanti innovazioni sia teoriche sia pratiche in ambito musicale. La sua teoria della composizione musicale tratta dell’estetica della forma e del rapporto tra melodia e parola secondo il concetto delle proporzioni del ritmo (numerus), argomento già affrontato da Sant’Agostino in maniera esclusivamente speculativa. L’organizzazione della struttura compositiva della musica trova un’analogia con il medesimo aspetto nell’architettura: il suo ritmo formale è una percezione chiara nella fruizione e nella contemplazione spaziale. Il numero scandisce il disegno e il “tempo” architettonico e racchiude insieme significati non solo geometrici, ma anche aritmetici e simbolici. A Pomposa - centro riformista di cultura e di arte – contestualmente si ricerca un’organizzazione spaziale degli ambienti costitutivi il monastero secondo le più attuali idee architettoniche, ma si rifiutano le idee innovative proposte da Guido, costretto quindi a rifugiarsi ad Arezzo. Infatti le idee dell’Aretino operano una mal vista discontinuità nel modo di apprendere ed eseguire la musica, pur fondandosi sull’evoluzione di teorie esistenti; mentre vengono accettate le scelte strutturali e formali della composizione architettonica rispondenti ad aspetti funzionali e spirituali della comunità. Ciononstante i cambiamenti fondanti le diverse discipline avvengono con un’influenza reciproca.
Analogie fra paradigmi compositivi della forma architettonica e musicale all’epoca di Guido d’Arezzo (XI secolo), monaco a Pomposa
Velo, Uliva
2012
Abstract
In periodo medievale la relazione fra le arti è un movimento trasversale che porta avanti dinamicamente in parallelo i relativi prìncipi; si creano così quei legami, che oggi chiamiamo interdisciplinari, allora naturali all’interno della sfera della Conoscenza dell’individuo. Intorno all’anno 1000 nell’abbazia di Pomposa il monaco Guido è il fautore di importanti innovazioni sia teoriche sia pratiche in ambito musicale. La sua teoria della composizione musicale tratta dell’estetica della forma e del rapporto tra melodia e parola secondo il concetto delle proporzioni del ritmo (numerus), argomento già affrontato da Sant’Agostino in maniera esclusivamente speculativa. L’organizzazione della struttura compositiva della musica trova un’analogia con il medesimo aspetto nell’architettura: il suo ritmo formale è una percezione chiara nella fruizione e nella contemplazione spaziale. Il numero scandisce il disegno e il “tempo” architettonico e racchiude insieme significati non solo geometrici, ma anche aritmetici e simbolici. A Pomposa - centro riformista di cultura e di arte – contestualmente si ricerca un’organizzazione spaziale degli ambienti costitutivi il monastero secondo le più attuali idee architettoniche, ma si rifiutano le idee innovative proposte da Guido, costretto quindi a rifugiarsi ad Arezzo. Infatti le idee dell’Aretino operano una mal vista discontinuità nel modo di apprendere ed eseguire la musica, pur fondandosi sull’evoluzione di teorie esistenti; mentre vengono accettate le scelte strutturali e formali della composizione architettonica rispondenti ad aspetti funzionali e spirituali della comunità. Ciononstante i cambiamenti fondanti le diverse discipline avvengono con un’influenza reciproca.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.