Il presente studio costituisce un’anticipazione dei primi risultati ottenuti nell’ambito di un Progetto inter-disciplinare di ricerca coordinato dal Prof. A. Maltoni dell’Università di Ferrara dal titolo “Opere pubbliche in cambio di diritti edificatori e tutela della concorrenza”, in corso di svolgimento per un PRIN 2009 su “POLITICHE URBANISTICHE E GESTIONE DEL TERRITORIO TRA ESIGENZE DEL MERCATO E COESIONE SOCIALE”, diretto dal Prof. P. Urbani. In esso s’intende adottare un approccio metodologico parzialmente mutuato dall’ISTAT (ISTAT, 2008 e Costanzo, 2010), si punta a ottenere risultati originali circa il legame fra l’uso del territorio a fini sia residenziali che produttivi e il ruolo – presumibilmente limitato – esercitato da alcuni specifici tributi locali connessi al territorio, tra cui gli oneri di urbanizzazione. Più specificamente, nel contributo si conduce un’analisi a livello regionale tendente ad evidenziare la relazione esistente tra il numero dei permessi di costruire rilasciati dalle Amministrazioni comunali e l’ammontare di gettito tributario iscritto nel loro bilanci durante lo scorso decennio, alla luce in particolare delle seguenti constatazioni (Giovannini, 2012): i) rispetto agli altri paesi europei, l’Italia attualmente presenta livelli di consumo di suolo compatibili con le sue caratteristiche demografiche ed economiche, ma anche alcune specificità negative nell’uso per fini sia residenziali che produttivi del territorio, che in effetti risulta relativamente poco parsimonioso nella destinazione di tale risorsa scarsa; ii) nel decennio scorso la spinta al consumo di suolo non è stata omogenea su tutto il territorio nazionale, giacché la superficie urbanizzata, in generale, è stata più elevata nel Centro-Nord, mentre nel Mezzogiorno valori superiori alla media si riscontrerebbero solo in Campania; iii) però, il confronto delle basi territoriali tra i due ultimi censimenti (2001 e 2011) mette in evidenza una forte spinta all’edificazione nelle aree del Paese interessate da significativi fenomeni di urbanizzazione come proprio alcune del Mezzogiorno, in cui l’estensione delle località abitate risulta più pronunciata. In particolare, questo fenomeno si registra in regioni caratterizzate da ampi spazi agricoli e rurali, dove tradizionalmente l’incidenza del tessuto urbanizzato era relativamente debole. E’ così realistico ipotizzare che questa nuova pressione dell’urbanizzazione rischi non solo di alterare lo storico equilibrio fra paesaggio e insediamenti, ma anche di compromettere il livello qualitativo di un eventuale, quanto auspicabile processo di sviluppo. Se poi si aggiunge il noto quanto poco misurato fenomeno dell’abusivismo edilizio, sembra di poter giungere alla conclusione secondo cui un più adeguato ricorso agli strumenti finanziari già disponibili da parte delle Amministrazioni locali meridionali consentirebbe, da un lato, di favorire un più corretto ed efficiente uso del territorio da loro gestito e, dall’altro, di sostenere in modo più efficace il processo di espansione e di sviluppo delle attività produttive che intendono localizzarsi nelle regioni meridionali.

Uso del suolo e ruolo dei tributi locali: una verifica empirica per le regioni meridionali

BRUZZO, Aurelio
2013

Abstract

Il presente studio costituisce un’anticipazione dei primi risultati ottenuti nell’ambito di un Progetto inter-disciplinare di ricerca coordinato dal Prof. A. Maltoni dell’Università di Ferrara dal titolo “Opere pubbliche in cambio di diritti edificatori e tutela della concorrenza”, in corso di svolgimento per un PRIN 2009 su “POLITICHE URBANISTICHE E GESTIONE DEL TERRITORIO TRA ESIGENZE DEL MERCATO E COESIONE SOCIALE”, diretto dal Prof. P. Urbani. In esso s’intende adottare un approccio metodologico parzialmente mutuato dall’ISTAT (ISTAT, 2008 e Costanzo, 2010), si punta a ottenere risultati originali circa il legame fra l’uso del territorio a fini sia residenziali che produttivi e il ruolo – presumibilmente limitato – esercitato da alcuni specifici tributi locali connessi al territorio, tra cui gli oneri di urbanizzazione. Più specificamente, nel contributo si conduce un’analisi a livello regionale tendente ad evidenziare la relazione esistente tra il numero dei permessi di costruire rilasciati dalle Amministrazioni comunali e l’ammontare di gettito tributario iscritto nel loro bilanci durante lo scorso decennio, alla luce in particolare delle seguenti constatazioni (Giovannini, 2012): i) rispetto agli altri paesi europei, l’Italia attualmente presenta livelli di consumo di suolo compatibili con le sue caratteristiche demografiche ed economiche, ma anche alcune specificità negative nell’uso per fini sia residenziali che produttivi del territorio, che in effetti risulta relativamente poco parsimonioso nella destinazione di tale risorsa scarsa; ii) nel decennio scorso la spinta al consumo di suolo non è stata omogenea su tutto il territorio nazionale, giacché la superficie urbanizzata, in generale, è stata più elevata nel Centro-Nord, mentre nel Mezzogiorno valori superiori alla media si riscontrerebbero solo in Campania; iii) però, il confronto delle basi territoriali tra i due ultimi censimenti (2001 e 2011) mette in evidenza una forte spinta all’edificazione nelle aree del Paese interessate da significativi fenomeni di urbanizzazione come proprio alcune del Mezzogiorno, in cui l’estensione delle località abitate risulta più pronunciata. In particolare, questo fenomeno si registra in regioni caratterizzate da ampi spazi agricoli e rurali, dove tradizionalmente l’incidenza del tessuto urbanizzato era relativamente debole. E’ così realistico ipotizzare che questa nuova pressione dell’urbanizzazione rischi non solo di alterare lo storico equilibrio fra paesaggio e insediamenti, ma anche di compromettere il livello qualitativo di un eventuale, quanto auspicabile processo di sviluppo. Se poi si aggiunge il noto quanto poco misurato fenomeno dell’abusivismo edilizio, sembra di poter giungere alla conclusione secondo cui un più adeguato ricorso agli strumenti finanziari già disponibili da parte delle Amministrazioni locali meridionali consentirebbe, da un lato, di favorire un più corretto ed efficiente uso del territorio da loro gestito e, dall’altro, di sostenere in modo più efficace il processo di espansione e di sviluppo delle attività produttive che intendono localizzarsi nelle regioni meridionali.
2013
9788834888377
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