Come mai proprio Isocrate. È un autore che non si può certo dire sia un minore: vuoi come letterato o retore, come oratore o politico e, addirittura, come storico non c’è storia della letteratura greca che non ne parli. Anche quelle più sintetiche vi dedicano un buon numero di pagine. Vi dedicano alcune pagine anche le storie della pedagogia, sebbene non sempre con quella attenzione che forse sarebbe necessaria, non foss’altro perché Isocrate è l’unico personaggio di rilievo dell’età della Grecia classica che ha scritto direttamente dei lavori sull’educazione senza indulgere sull’architettura dei sistemi scolastici. Contemporaneo di Platone e di Aristotele, sebbene più anziano di entrambi, è il primo a scrivere con ampio respiro e con cognizione diretta di educazione. Isocrate, più che descrivere scuole come dovrebbero essere e che comunque non ci sono nelle poleis del suo tempo, ci racconta come è la sua scuola, quale il suo programma e i fini che animano il maestro di una simile scuola. E ancor più, egli ci parla di cosa intende per educazione e quale debba essere l’ideale che la anima. Molte delle sue orazioni ci dicono quale è il ruolo dell’educa¬zione per i destini dell’individuo e della polis e, soprattutto, in due di esse, Isocrate ci ha lasciato le sue idee al riguardo. Siamo andati a leggere le orazioni di maggior rilievo, quelle che peraltro sono state accreditate a Isocrate e ci siamo resi conto che tutte hanno sempre riferimenti e passaggi più o meno lunghi al problema dell’educazione, ma mai in modo puntuale e continuo come nelle orazioni Contro i Sofisti e Antidosis ovvero sullo scambio dei beni. Comunque, non si tratta solo di un maggior spazio che è dedicato all’educazione, bensì di una maniera diversa di trattarla. Se nel Contro i Sofisti Isocrate parla della sua scuola e del compito dell’insegnante, nell’Antidosis egli si diffonde sugli aspetti più teoretici dell’educazione, toccandone varie dimensioni. Non gli interessa più solo rimarcare che l’educazione consiste nella formazione del politico di successo o, meglio ancora, del cittadino egemone o, addirittura, tiranno, ma lascia intravedere una serie di aspetti che riguardano l’entità educazione a prescindere dal contesto storico in cui si dà. A noi è parso che i due scritti, in particolare l’Antidosis, siano di notevole interesse proprio per la tensione che rivelano di individuare gli aspetti generali, addirittura ideali, sia della professione docente sia del concetto stesso di educazione. Forse è questo un atteggiamento che un intellettuale come Isocrate non aveva neppure pensato di adottare così a pieno, portato com’era ad essere costantemente permeato di un saldo pragmatismo, uno dei caratteri che egli stesso presentava come il discrimine dai Sofisti e, comunque, dagli eristici tra i quali inserisce lo stesso Platone. Eppure, proprio questo pragmatismo è ciò che spinge Isocrate a chiedersi quale sia la ragione che ci porta ad educare e, anzi, a fare dell’educazione una delle attività, se non addirittura l’attività fon¬dante della stessa comunità. Per Isocrate, dunque, se vogliamo edu¬care bisogna saper rispondere quale è il fine che muove l’educa¬zione, visto che non è sufficiente rispondere che la sua finalità è formare qualcuno ad esercitare un mestiere utile alla polis. L’ educa¬zione serve sì alla polis, ma soprattutto serve al soggetto per diventare libero, ossia padrone di se stesso e, quindi, virtuoso. Come si vede non si tratta più di semplice pragmatismo, ma di una forte posizione etico-civile che il soggetto si impegna a fare sua grazie al fatto che l’educazione gli fornisce i mezzi, soprattutto l’uso sapiente e assennato della retorica. La retorica diviene mezzo e idea regolativa dell’educazione stessa. Grazie ad essa, l’individuo si impadronisce della parola con cui costruisce e plasma il mondo che lo circonda. A nostro avviso, in Isocrate si possono rintracciare i tentativi di mettere a punto una Scienza dell’educazione per capire al meglio le sue finalità di allargare e approfondire sempre più il suo oggetto di studio, ossia l’educazione stessa. Quest’ultima, in effetti, per Iso¬crate non ha né fine né fini. Essa, dunque, non si esaurisce in nessuna formazione particolare. E non deve ingannare che il politico sia visto come una figura privilegiata e preminente nell’universo di discorso isocrateo, dal momento che se si incarna di volta in volta in un egemone ben determinato e, magari, perfino in una professione ben precisa come quella del retore politico, ciò che fa aggio su tutto è la necessità che il soggetto ha di intridere il suo impegno educativo di afflato politico. Questo è il punto ineliminabile, il paradigma cui l’educazione sempre tende, a prescindere dai modelli in cui storicamente si incarna e non può fare a meno di incarnarsi, anche se, paradossalmente, non proprio quelli determinati in cui si è incarnata. A noi è parso, specie dopo una ulteriore ricognizione sugli studi della paideia di Isocrate, che questi aspetti siano stati del tutto trascurati, come si può vedere nel terzo capitolo di questo stesso lavoro, per sottolinearne invece alcuni che non sono ascrivibili ad un universo educativo né in esso iscrivibili, ma solo riferibili ad una cerchia di luoghi comuni che troppo spesso accattano esclusivamente da modalità parenetiche che sempre più hanno trovato accoglienza nella letteratura pedagogica. È proprio per tutto ciò, dunque, che ci è parso interessante dedicare un’analisi puntuale alle due orazioni poco sopra richiamate e¬saminan¬dole sub specie educationis, che è l’unica con cui ci permettiamo di trattare i testi con cui entriamo in contatto. Il piano del lavoro, pertanto, si presenta così. Nel primo capitolo, intitolato Uno sguardo al contesto ateniese tra V e IV secolo a. C. e vita di Isocrate, in cui si cerca di mettere il lettore in condizione di rendersi conto, sia pure sinteticamente, delle vicende storiche e del clima culturale e politico di Atene per il lungo periodo di vita di Isocrate. Dello stesso Isocrate abbiamo cercato di dare le tappe fondamentali della sua esistenza e degli avvenimenti che l’hanno caratterizzata. Nel secondo capitolo, dal titolo Isocrate educatore e apprendista scienziato dell’educazione, si è cercato di mettere in evidenza il modo di fare e di concepire l’educazione da parte del vecchio retore, attraverso una lettura puntuale delle due orazioni Contro i Sofisti e Antidosis ovvero sullo scambio dei beni. Nel terzo capitolo, intitolato Isocrate nella critica ovvero la maledizione del bello stile, si fa il punto sul come è stato interpretato Isocrate dagli storici della letteratura e dagli storici dell’educazione e cosa del suo insegnamento è filtrato e quanto, invece, è stato bloccato, nella riflessione pedagogica, da pregiudizi e da incapacità critica. In appendice al saggio abbiamo riportato integralmente le due orazioni isocratee con il testo a fronte per la comodità del lettore. Chiude il lavoro una bibliografia orientativa in cui sono citate le edizioni critiche migliori e più recenti delle opere di Isocrate, i saggi generali su Isocrate di cui ci siamo serviti per la messa a punto di questo volume e, ovviamente, i lavori che siamo riusciti a reperire e che ci sono sembrati di un certo valore sulla paideia di Isocrate. Terminando queste righe di presentazione vogliamo rimarcare che ci siamo impegnati non solo per chiarire il modo di pensare di Isocrate o, comunque, le sue intenzioni e tensioni sulle problematiche educative del suo tempo, ma soprattutto per far sì che esse potessero essere illuminanti oltre che intriganti sul modo di intenderle oggi. Questo nostro lavoro è per i giovani e per i meno giovani che sono portati a pensare che sarebbe l’ora di disfarsi dei tabù che hanno ingabbiato l’educazione e che per secoli hanno impedito di vedere gli sforzi di grandi personaggi per farne un oggetto di scienza. Isocrate è stato uno di questi personaggi o, perlomeno, ha tentato di esserlo. A nostro avviso meritava che fosse riconosciuto il suo tentativo e abbiamo cercato di farlo. La nostra più viva speranza è di esserci riusciti, almeno in parte.
Isocrate ovvero l'educazione innanzitutto
BELLATALLA, Luciana;
2013
Abstract
Come mai proprio Isocrate. È un autore che non si può certo dire sia un minore: vuoi come letterato o retore, come oratore o politico e, addirittura, come storico non c’è storia della letteratura greca che non ne parli. Anche quelle più sintetiche vi dedicano un buon numero di pagine. Vi dedicano alcune pagine anche le storie della pedagogia, sebbene non sempre con quella attenzione che forse sarebbe necessaria, non foss’altro perché Isocrate è l’unico personaggio di rilievo dell’età della Grecia classica che ha scritto direttamente dei lavori sull’educazione senza indulgere sull’architettura dei sistemi scolastici. Contemporaneo di Platone e di Aristotele, sebbene più anziano di entrambi, è il primo a scrivere con ampio respiro e con cognizione diretta di educazione. Isocrate, più che descrivere scuole come dovrebbero essere e che comunque non ci sono nelle poleis del suo tempo, ci racconta come è la sua scuola, quale il suo programma e i fini che animano il maestro di una simile scuola. E ancor più, egli ci parla di cosa intende per educazione e quale debba essere l’ideale che la anima. Molte delle sue orazioni ci dicono quale è il ruolo dell’educa¬zione per i destini dell’individuo e della polis e, soprattutto, in due di esse, Isocrate ci ha lasciato le sue idee al riguardo. Siamo andati a leggere le orazioni di maggior rilievo, quelle che peraltro sono state accreditate a Isocrate e ci siamo resi conto che tutte hanno sempre riferimenti e passaggi più o meno lunghi al problema dell’educazione, ma mai in modo puntuale e continuo come nelle orazioni Contro i Sofisti e Antidosis ovvero sullo scambio dei beni. Comunque, non si tratta solo di un maggior spazio che è dedicato all’educazione, bensì di una maniera diversa di trattarla. Se nel Contro i Sofisti Isocrate parla della sua scuola e del compito dell’insegnante, nell’Antidosis egli si diffonde sugli aspetti più teoretici dell’educazione, toccandone varie dimensioni. Non gli interessa più solo rimarcare che l’educazione consiste nella formazione del politico di successo o, meglio ancora, del cittadino egemone o, addirittura, tiranno, ma lascia intravedere una serie di aspetti che riguardano l’entità educazione a prescindere dal contesto storico in cui si dà. A noi è parso che i due scritti, in particolare l’Antidosis, siano di notevole interesse proprio per la tensione che rivelano di individuare gli aspetti generali, addirittura ideali, sia della professione docente sia del concetto stesso di educazione. Forse è questo un atteggiamento che un intellettuale come Isocrate non aveva neppure pensato di adottare così a pieno, portato com’era ad essere costantemente permeato di un saldo pragmatismo, uno dei caratteri che egli stesso presentava come il discrimine dai Sofisti e, comunque, dagli eristici tra i quali inserisce lo stesso Platone. Eppure, proprio questo pragmatismo è ciò che spinge Isocrate a chiedersi quale sia la ragione che ci porta ad educare e, anzi, a fare dell’educazione una delle attività, se non addirittura l’attività fon¬dante della stessa comunità. Per Isocrate, dunque, se vogliamo edu¬care bisogna saper rispondere quale è il fine che muove l’educa¬zione, visto che non è sufficiente rispondere che la sua finalità è formare qualcuno ad esercitare un mestiere utile alla polis. L’ educa¬zione serve sì alla polis, ma soprattutto serve al soggetto per diventare libero, ossia padrone di se stesso e, quindi, virtuoso. Come si vede non si tratta più di semplice pragmatismo, ma di una forte posizione etico-civile che il soggetto si impegna a fare sua grazie al fatto che l’educazione gli fornisce i mezzi, soprattutto l’uso sapiente e assennato della retorica. La retorica diviene mezzo e idea regolativa dell’educazione stessa. Grazie ad essa, l’individuo si impadronisce della parola con cui costruisce e plasma il mondo che lo circonda. A nostro avviso, in Isocrate si possono rintracciare i tentativi di mettere a punto una Scienza dell’educazione per capire al meglio le sue finalità di allargare e approfondire sempre più il suo oggetto di studio, ossia l’educazione stessa. Quest’ultima, in effetti, per Iso¬crate non ha né fine né fini. Essa, dunque, non si esaurisce in nessuna formazione particolare. E non deve ingannare che il politico sia visto come una figura privilegiata e preminente nell’universo di discorso isocrateo, dal momento che se si incarna di volta in volta in un egemone ben determinato e, magari, perfino in una professione ben precisa come quella del retore politico, ciò che fa aggio su tutto è la necessità che il soggetto ha di intridere il suo impegno educativo di afflato politico. Questo è il punto ineliminabile, il paradigma cui l’educazione sempre tende, a prescindere dai modelli in cui storicamente si incarna e non può fare a meno di incarnarsi, anche se, paradossalmente, non proprio quelli determinati in cui si è incarnata. A noi è parso, specie dopo una ulteriore ricognizione sugli studi della paideia di Isocrate, che questi aspetti siano stati del tutto trascurati, come si può vedere nel terzo capitolo di questo stesso lavoro, per sottolinearne invece alcuni che non sono ascrivibili ad un universo educativo né in esso iscrivibili, ma solo riferibili ad una cerchia di luoghi comuni che troppo spesso accattano esclusivamente da modalità parenetiche che sempre più hanno trovato accoglienza nella letteratura pedagogica. È proprio per tutto ciò, dunque, che ci è parso interessante dedicare un’analisi puntuale alle due orazioni poco sopra richiamate e¬saminan¬dole sub specie educationis, che è l’unica con cui ci permettiamo di trattare i testi con cui entriamo in contatto. Il piano del lavoro, pertanto, si presenta così. Nel primo capitolo, intitolato Uno sguardo al contesto ateniese tra V e IV secolo a. C. e vita di Isocrate, in cui si cerca di mettere il lettore in condizione di rendersi conto, sia pure sinteticamente, delle vicende storiche e del clima culturale e politico di Atene per il lungo periodo di vita di Isocrate. Dello stesso Isocrate abbiamo cercato di dare le tappe fondamentali della sua esistenza e degli avvenimenti che l’hanno caratterizzata. Nel secondo capitolo, dal titolo Isocrate educatore e apprendista scienziato dell’educazione, si è cercato di mettere in evidenza il modo di fare e di concepire l’educazione da parte del vecchio retore, attraverso una lettura puntuale delle due orazioni Contro i Sofisti e Antidosis ovvero sullo scambio dei beni. Nel terzo capitolo, intitolato Isocrate nella critica ovvero la maledizione del bello stile, si fa il punto sul come è stato interpretato Isocrate dagli storici della letteratura e dagli storici dell’educazione e cosa del suo insegnamento è filtrato e quanto, invece, è stato bloccato, nella riflessione pedagogica, da pregiudizi e da incapacità critica. In appendice al saggio abbiamo riportato integralmente le due orazioni isocratee con il testo a fronte per la comodità del lettore. Chiude il lavoro una bibliografia orientativa in cui sono citate le edizioni critiche migliori e più recenti delle opere di Isocrate, i saggi generali su Isocrate di cui ci siamo serviti per la messa a punto di questo volume e, ovviamente, i lavori che siamo riusciti a reperire e che ci sono sembrati di un certo valore sulla paideia di Isocrate. Terminando queste righe di presentazione vogliamo rimarcare che ci siamo impegnati non solo per chiarire il modo di pensare di Isocrate o, comunque, le sue intenzioni e tensioni sulle problematiche educative del suo tempo, ma soprattutto per far sì che esse potessero essere illuminanti oltre che intriganti sul modo di intenderle oggi. Questo nostro lavoro è per i giovani e per i meno giovani che sono portati a pensare che sarebbe l’ora di disfarsi dei tabù che hanno ingabbiato l’educazione e che per secoli hanno impedito di vedere gli sforzi di grandi personaggi per farne un oggetto di scienza. Isocrate è stato uno di questi personaggi o, perlomeno, ha tentato di esserlo. A nostro avviso meritava che fosse riconosciuto il suo tentativo e abbiamo cercato di farlo. La nostra più viva speranza è di esserci riusciti, almeno in parte.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.