Negli anni 80 del secolo scorso, a seguito delle ripetute “crisi petrolifere”, l’Amministrazione comunale di Ferrara deliberò di sfruttare il bacino geotermico di Casaglia come fonte energetica alternativa, , per il tele-riscaldamento invernale degli edifici cittadini e per la produzione di acqua calda sanitaria. Il Progetto Geotermia Ferrara venne realizzato in base alla joint-venture ENI (ex AGIP)-ENEL, soggetto proprietario dei pozzi Casaglia 1, 2 e 3 e detentore della licenza mineraria e il Comune, per la costruzione e la gestione della centrale di accumulo e scambio del calore e della rete di distribuzione dello stesso alle utenze, divenute poi proprietà dell’allora azienda municipalizzata AGEA e ora di HERA. Il Comune, ben conscio della sismicità del territorio ferrarese, benché allora non ancora inserito nelle mappe nazionali del rischio sismico, realizzò nell’ambito del Progetto Geotermia anche una rete sismica locale, allo scopo di monitorare ogni eventuale incremento della sismicità strumentale in qualunque modo associabile all’attività mineraria di estrazione del fluido caldo e della sua successiva re-iniezione, raffreddato, tenuto conto che il volume di estrazione-reiniezione avrebbe raggiunto a regime la cospicua quantità di 400 m3/ora. La rete, progettata con parametri di acquisizione specifici per la stima dei parametri cinematici e dinamici di eventi interni ad essa, associabili alla struttura serbatoio, e costruita utilizzando quanto di meglio offriva la tecnologia del settore all’epoca, è tuttora funzionante, come ha dimostrato durante la recente crisi sismica che ha colpito la pianura padana emiliana, registrando non solo tutti gli eventi pubblicati dall’INGV nello specifico sito internet (http://cnt.ingv.rm.it), ma anche molti altri, di magnitudo inferiore a 2, purché sufficientemente vicini alla rete da superare il rumore sismico di fondo. Proprio l’accresciuto rumore sismico di fondo ha reso ormai necessaria la revisione del progetto originale della rete sismica, revisione che potrà comportare anche un ampliamento della rete verso est rispetto alla città di Ferrara, qualora vada in porto il progetto, già formulato da HERA ed in fase di screening della procedura di VIA, di ampliamento del campo geotermico, per aumentare la percentuale di apporto di calore geotermico, che al momento si attesta su circa il 50/60% al momento del picco stagionale di richiesta (la richiesta scoperta viene soddisfatta dall’incenerimento dei RSU e da una centrale termica a metano, funzionante come “polmone”, al bisogno) e poter allacciare ulteriori utenze. Il progetto di revisione della rete sismica locale è già iniziato, e, pur tenendo ben presenti i motivi per i quali la stessa rete è nata e che ne costituiscono il principale motivo di esistenza, essa rappresenta anche strumento aggiuntivo di registrazione della sismicità dell’intero territorio circostante la città di Ferrara, ricco di insediamenti industriali e di un patrimonio culturale che ha portato la città di Ferrara ad essere inserita nella lista UNESCO dei beni Patrimonio dell’Umanità, andando ad integrare, con stazioni permanenti, la rete sismica nazionale dell’INGV, come è già avvenuto durante la recente crisi sismica.
La rete microsismica del Comune di Ferrara: il passato ed un possibile futuro.
ABU-ZEID, Nasser;SANTARATO, Giovanni
2012
Abstract
Negli anni 80 del secolo scorso, a seguito delle ripetute “crisi petrolifere”, l’Amministrazione comunale di Ferrara deliberò di sfruttare il bacino geotermico di Casaglia come fonte energetica alternativa, , per il tele-riscaldamento invernale degli edifici cittadini e per la produzione di acqua calda sanitaria. Il Progetto Geotermia Ferrara venne realizzato in base alla joint-venture ENI (ex AGIP)-ENEL, soggetto proprietario dei pozzi Casaglia 1, 2 e 3 e detentore della licenza mineraria e il Comune, per la costruzione e la gestione della centrale di accumulo e scambio del calore e della rete di distribuzione dello stesso alle utenze, divenute poi proprietà dell’allora azienda municipalizzata AGEA e ora di HERA. Il Comune, ben conscio della sismicità del territorio ferrarese, benché allora non ancora inserito nelle mappe nazionali del rischio sismico, realizzò nell’ambito del Progetto Geotermia anche una rete sismica locale, allo scopo di monitorare ogni eventuale incremento della sismicità strumentale in qualunque modo associabile all’attività mineraria di estrazione del fluido caldo e della sua successiva re-iniezione, raffreddato, tenuto conto che il volume di estrazione-reiniezione avrebbe raggiunto a regime la cospicua quantità di 400 m3/ora. La rete, progettata con parametri di acquisizione specifici per la stima dei parametri cinematici e dinamici di eventi interni ad essa, associabili alla struttura serbatoio, e costruita utilizzando quanto di meglio offriva la tecnologia del settore all’epoca, è tuttora funzionante, come ha dimostrato durante la recente crisi sismica che ha colpito la pianura padana emiliana, registrando non solo tutti gli eventi pubblicati dall’INGV nello specifico sito internet (http://cnt.ingv.rm.it), ma anche molti altri, di magnitudo inferiore a 2, purché sufficientemente vicini alla rete da superare il rumore sismico di fondo. Proprio l’accresciuto rumore sismico di fondo ha reso ormai necessaria la revisione del progetto originale della rete sismica, revisione che potrà comportare anche un ampliamento della rete verso est rispetto alla città di Ferrara, qualora vada in porto il progetto, già formulato da HERA ed in fase di screening della procedura di VIA, di ampliamento del campo geotermico, per aumentare la percentuale di apporto di calore geotermico, che al momento si attesta su circa il 50/60% al momento del picco stagionale di richiesta (la richiesta scoperta viene soddisfatta dall’incenerimento dei RSU e da una centrale termica a metano, funzionante come “polmone”, al bisogno) e poter allacciare ulteriori utenze. Il progetto di revisione della rete sismica locale è già iniziato, e, pur tenendo ben presenti i motivi per i quali la stessa rete è nata e che ne costituiscono il principale motivo di esistenza, essa rappresenta anche strumento aggiuntivo di registrazione della sismicità dell’intero territorio circostante la città di Ferrara, ricco di insediamenti industriali e di un patrimonio culturale che ha portato la città di Ferrara ad essere inserita nella lista UNESCO dei beni Patrimonio dell’Umanità, andando ad integrare, con stazioni permanenti, la rete sismica nazionale dell’INGV, come è già avvenuto durante la recente crisi sismica.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.