Dalla metà degli anni 70 in un movimento che continua tuttora, l’arte contemporanea è stata ed è luogo e pratica di nuove soggettività, luogo di costruzione di ‘altre’ versioni della storia, di contro-memoria e nuovi spazi di riflessività, spesso a partire da punti di vista marginali, di minoranza e da identità culturalmente ibride. Evocando quelle che Clifford ha definito ‘zone di contatto’, intese come spazi di relazioni culturali in cui si incontrano soggetti in precedenza separati da iati geografici e storici, molta arte contemporanea diventa essa stessa zona di contatto fra chi produce l’opera e chi ne fruisce. Si propone come strumento di lettura, comunicazione, testimonianza di ‘luoghi’ e delle relazioni che li segnano o li hanno segnati, si trasforma essa stessa in investigazione culturale, con forme e strumenti che spesso confinano con la ricerca antropologica e con la ricerca ‘archiviale’: dal video, alle foto, alle interviste, fino all’uso di oggetti della cultura materiale come oggetti transizionali e identitari. E’ un’ arte che ‘si sporca con la società e si fa documento’ e discorso pubblico, che dello spazio pubblico occupa senza timori le ribalte, mettendo in mostra la storia e l’identità culturale di chi la produce (l’artista) e chiamando in causa la storia e l’identità culturale dei fruitori.
Arte contemporanea come 'zona di contatto'. Fra culture, diaspore e identità
TRASFORINI, Maria Antonietta
2012
Abstract
Dalla metà degli anni 70 in un movimento che continua tuttora, l’arte contemporanea è stata ed è luogo e pratica di nuove soggettività, luogo di costruzione di ‘altre’ versioni della storia, di contro-memoria e nuovi spazi di riflessività, spesso a partire da punti di vista marginali, di minoranza e da identità culturalmente ibride. Evocando quelle che Clifford ha definito ‘zone di contatto’, intese come spazi di relazioni culturali in cui si incontrano soggetti in precedenza separati da iati geografici e storici, molta arte contemporanea diventa essa stessa zona di contatto fra chi produce l’opera e chi ne fruisce. Si propone come strumento di lettura, comunicazione, testimonianza di ‘luoghi’ e delle relazioni che li segnano o li hanno segnati, si trasforma essa stessa in investigazione culturale, con forme e strumenti che spesso confinano con la ricerca antropologica e con la ricerca ‘archiviale’: dal video, alle foto, alle interviste, fino all’uso di oggetti della cultura materiale come oggetti transizionali e identitari. E’ un’ arte che ‘si sporca con la società e si fa documento’ e discorso pubblico, che dello spazio pubblico occupa senza timori le ribalte, mettendo in mostra la storia e l’identità culturale di chi la produce (l’artista) e chiamando in causa la storia e l’identità culturale dei fruitori.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.