I eperti lignei rinvenuti in ambienti umidi, pur conservatisi nel tempo, presentano le componenti dello xilema (cellulosa, lignina) più o meno degradate, per cui il legno, privo di resistenza meccanica, se lasciato all’aria, diventa più o meno velocemente un ammasso compatto e deformato. Per evitare la disintegrazione e la perdita completa dei reperti lignei, si rendono indispensabili alcuni mirati interventi fin dalle primissime fasi di recupero bloccando così il deterioramento del legno e consentendo di procedere, anche in tempi non stretti, con il restauro. E' consigliabile sottoporre i reperti ad analisi specifiche di laboratorio (xilologiche, morfologiche, fisico-chimiche) in modo da evidenziare non solo le principali caratteristiche del legno ma anche valutare il suo stato di conservazione per meglio individuare quale tecnica di consolidamento risulti più idonea, con quale tempistica e con quali risorse, ecc. Questo nuovo protocollo d’intervento, che combina analisi specialistiche sul manufatto ligneo al tipo di intervento conservativo da utilizzare, è stato adottato per la prima volta in Emilia Romagna nel castrum altomedievale di Sant’Agata Bolognese (Bologna) dove, durante le fasi di scavo durate circa quattro anni, sono stati rinvenuti più di 400 elementi strutturali quali pali, travi, palizzate, ecc. oltre ad una ventina di manufatti di uso domestico (pettini, doghe, cesti, suole, ecc.). Una volta estratti dal contesto archeologico e in attesa di procedere con il restauro, un campione significativo di reperti lignei corrispondente a tutti manufatti di uso domestico e a circa 1/3 degli elementi appartenenti alle strutture più significative del villaggio è stato trasportato al nostro laboratorio, lavato, documentato (per ogni reperto è stata compilata un’apposita scheda dove sono stati registrati tutti i dati relativi al reperto corredati da foto, disegni, misure, ecc.) e subito dopo immerso in apposite vasche di conservazione riempite di acqua demineralizzata (per asportare sali minerali) con aggiunta di antimicotico/antibatterico (per evitare lo sviluppo di microrganismi). La soluzione è stata poi periodicamente cambiata per impedire il progressivo deterioramento dei materiali fino al momento del restauro. Sui diversi campioni prelevati da ciascun reperto ligneo è stata effettuata in laboratorio l’identificazione del tipo di legno (analisi xilologica), l’analisi della composizione della struttura dello xilema evidenziando deformazioni dovute sia al peso del terreno sia all’attacco di microrganismi, calcolato il contenuto di acqua, ecc. ed è stato così possibile valutare lo stato di degrado delle diverse componenti. Considerando la tipologia dei reperti, lo stato di conservazione e la dimensione dei vasi del legno si è considerato che il metodo migliore per il loro restauro fosse quello dell’impregnazione con Polietilenglicole (PEG 4000). Dopo l’estrazione dalle vasche di conservazione temporanea, i materiali lignei sono stati nuovamente lavati con acqua demineralizzata e collocati in una vasca termoriscaldata riempita con acqua demineralizzata e PEG 4000 al 10%. Progressivamente la temperatura della vasca è stata innalzata da 30° a 75°C per facilitare l’evaporazione dell’acqua e la sua lenta e graduale sostituzione per osmosi con il PEG. I reperti sono rimasti nella vasca termoriscaldata per un periodo di tempo di circa 10-12 mesi, poi sono stati estratti dalla vasca, lavati con acqua calda per eliminare i residui di PEG e lasciati asciugare a temperatura ambiente. Una volta asciutti, i manufatti frammentati sono stati assemblati con un composto a base di cera e terre naturali (I76). Su tutti i reperti è poi stata passata una protezione con cera microcristallina.
Le analisi pre- e post-restauro effettuate sui reperti lignei della palizzata rinvenuta nel castrum altomedievale di Sant’Agata Bolognese (Bologna)
MARCHESINI, Marco;MARVELLI, SILVIA;
2006
Abstract
I eperti lignei rinvenuti in ambienti umidi, pur conservatisi nel tempo, presentano le componenti dello xilema (cellulosa, lignina) più o meno degradate, per cui il legno, privo di resistenza meccanica, se lasciato all’aria, diventa più o meno velocemente un ammasso compatto e deformato. Per evitare la disintegrazione e la perdita completa dei reperti lignei, si rendono indispensabili alcuni mirati interventi fin dalle primissime fasi di recupero bloccando così il deterioramento del legno e consentendo di procedere, anche in tempi non stretti, con il restauro. E' consigliabile sottoporre i reperti ad analisi specifiche di laboratorio (xilologiche, morfologiche, fisico-chimiche) in modo da evidenziare non solo le principali caratteristiche del legno ma anche valutare il suo stato di conservazione per meglio individuare quale tecnica di consolidamento risulti più idonea, con quale tempistica e con quali risorse, ecc. Questo nuovo protocollo d’intervento, che combina analisi specialistiche sul manufatto ligneo al tipo di intervento conservativo da utilizzare, è stato adottato per la prima volta in Emilia Romagna nel castrum altomedievale di Sant’Agata Bolognese (Bologna) dove, durante le fasi di scavo durate circa quattro anni, sono stati rinvenuti più di 400 elementi strutturali quali pali, travi, palizzate, ecc. oltre ad una ventina di manufatti di uso domestico (pettini, doghe, cesti, suole, ecc.). Una volta estratti dal contesto archeologico e in attesa di procedere con il restauro, un campione significativo di reperti lignei corrispondente a tutti manufatti di uso domestico e a circa 1/3 degli elementi appartenenti alle strutture più significative del villaggio è stato trasportato al nostro laboratorio, lavato, documentato (per ogni reperto è stata compilata un’apposita scheda dove sono stati registrati tutti i dati relativi al reperto corredati da foto, disegni, misure, ecc.) e subito dopo immerso in apposite vasche di conservazione riempite di acqua demineralizzata (per asportare sali minerali) con aggiunta di antimicotico/antibatterico (per evitare lo sviluppo di microrganismi). La soluzione è stata poi periodicamente cambiata per impedire il progressivo deterioramento dei materiali fino al momento del restauro. Sui diversi campioni prelevati da ciascun reperto ligneo è stata effettuata in laboratorio l’identificazione del tipo di legno (analisi xilologica), l’analisi della composizione della struttura dello xilema evidenziando deformazioni dovute sia al peso del terreno sia all’attacco di microrganismi, calcolato il contenuto di acqua, ecc. ed è stato così possibile valutare lo stato di degrado delle diverse componenti. Considerando la tipologia dei reperti, lo stato di conservazione e la dimensione dei vasi del legno si è considerato che il metodo migliore per il loro restauro fosse quello dell’impregnazione con Polietilenglicole (PEG 4000). Dopo l’estrazione dalle vasche di conservazione temporanea, i materiali lignei sono stati nuovamente lavati con acqua demineralizzata e collocati in una vasca termoriscaldata riempita con acqua demineralizzata e PEG 4000 al 10%. Progressivamente la temperatura della vasca è stata innalzata da 30° a 75°C per facilitare l’evaporazione dell’acqua e la sua lenta e graduale sostituzione per osmosi con il PEG. I reperti sono rimasti nella vasca termoriscaldata per un periodo di tempo di circa 10-12 mesi, poi sono stati estratti dalla vasca, lavati con acqua calda per eliminare i residui di PEG e lasciati asciugare a temperatura ambiente. Una volta asciutti, i manufatti frammentati sono stati assemblati con un composto a base di cera e terre naturali (I76). Su tutti i reperti è poi stata passata una protezione con cera microcristallina.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.