Il saggio analizza l’uso degli abiti nell’arte contemporanea a partire dall’ arte tessile che ha caratterizzato le opere di molti artisti/e del '900, per arrivare alla cosiddetta clothes art che prende corpo a partire dagli anni '70 del secolo scorso. La differenza fra le due espressioni è sinteticamente riconducibile ad una persistenza nell’arte tessile di valori d’uso funzionali e distintivi dell’abito e della materia tessile, che invece nelle opere della clothes art contemporanea scompaiono per dare luogo a significati sempre più legati alle identità, alle culture, alla memoria. Il campo polisemico della clothes art con le sue molte espressioni sembra oggi teoricamente dispiegarsi fra due paradigmi di uso degli abiti : quello della “distruzione o dello svuotamento dell’abito” esemplificato dalla grande installazione ‘Personnes’ di Christian Boltanski del 2010, in cui l’abito vuoto è testimone dell’assenza del corpo; e , d’altro canto, quello della soggettivazione e riparazione dell’esperienza esemplificato dal lavoro di Louise Bourgeois che, con le sue opere tessili degli anni Novanta, ha usato abiti e sculture di tessuto per ricostruire un nuovo sé corporeo e riparare incessantemente la propria autobiografia. Su questo sfondo teorico la clothes art si dispiega come uno dei luoghi autoriflessivi della contemporaneità che interroga il rapporto stesso fra il fare arte, il fare esperienza e la storia individuale e collettiva.
Abiti smodati. Dall'arte tessile alla clothes art
TRASFORINI, Maria Antonietta
2012
Abstract
Il saggio analizza l’uso degli abiti nell’arte contemporanea a partire dall’ arte tessile che ha caratterizzato le opere di molti artisti/e del '900, per arrivare alla cosiddetta clothes art che prende corpo a partire dagli anni '70 del secolo scorso. La differenza fra le due espressioni è sinteticamente riconducibile ad una persistenza nell’arte tessile di valori d’uso funzionali e distintivi dell’abito e della materia tessile, che invece nelle opere della clothes art contemporanea scompaiono per dare luogo a significati sempre più legati alle identità, alle culture, alla memoria. Il campo polisemico della clothes art con le sue molte espressioni sembra oggi teoricamente dispiegarsi fra due paradigmi di uso degli abiti : quello della “distruzione o dello svuotamento dell’abito” esemplificato dalla grande installazione ‘Personnes’ di Christian Boltanski del 2010, in cui l’abito vuoto è testimone dell’assenza del corpo; e , d’altro canto, quello della soggettivazione e riparazione dell’esperienza esemplificato dal lavoro di Louise Bourgeois che, con le sue opere tessili degli anni Novanta, ha usato abiti e sculture di tessuto per ricostruire un nuovo sé corporeo e riparare incessantemente la propria autobiografia. Su questo sfondo teorico la clothes art si dispiega come uno dei luoghi autoriflessivi della contemporaneità che interroga il rapporto stesso fra il fare arte, il fare esperienza e la storia individuale e collettiva.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.