L’arte del Novecento si differenzia da quella antica soprattutto nella scelta dei materiali utilizzati. Nelle opere moderne non sono più rintracciabili pigmenti prodotti o preparati dall’artista stesso, sebbene un tempo questo fosse un modus operandi molto diffuso. A farla da padrone sono al contrario i pigmenti di sintesi. Pigmenti, quindi, prodotti industrialmente e per i quali è ben noto il momento preciso in cui si è avviata la distribuzione sul mercato. In particolare questo studio ha permesso di evidenziare le potenzialità della Spettroscopia per Immagini, con un dispositivo progettato e realizzato con la collaborazione dell’officina meccanica del Dipartimento di Fisica e dell’INFN - Sezione di Ferrara. Tale tecnica è assolutamente non distruttiva, non invasiva e consente di analizzare le opere in situ. Verranno discussi i risultati ottenuti con la Spettroscopia per Immagini su alcuni pigmenti contemporanei mediante l’acquisizione di immagini nell’intervallo spettrale compreso tra 410 e 1050 nm, da cui sono state successivamente ricavate le informazioni spettrali nelle aree considerate. Come tecnica di riferimento è stata scelta la spettrofotometria a contatto mediante lo Spettrofotometro portatile Konica Minolta CM2600d. Tali analisi si sono rivelate utili per verificare l’accuratezza dei risultati della tecnica telefotometrica. Come ulteriore strumento di indagine ci si è avvalsi dell’uso dell’Analisi delle Componenti Principali (PCA), al fine di identificare e discriminare nel dettaglio le alterazioni verificatesi nel corso del tempo su alcuni dei pigmenti considerati. I pigmenti interessati da tali indagini sono il Bianco di titanio, il Blu oltremare artificiale e la Terra di Siena, ognuno dei quali legato a olio di lino, resina acrilica e legante alchidico ed infine per metà protetti da uno strato di vernice, di diversa tipologia a seconda del legante. Con tali combinazioni è stata realizzata una tavola di test, in seguito sottoposta ad invecchiamento artificiale e dalle misure eseguite nell’ultimo decennio su di essa, sono stati confrontati i risultati. Sono stati indagati i processi di degrado che hanno coinvolto tali pigmenti, mediante le tecniche sopra descritte in grado di evidenziare le variazioni sistematiche e significative attraverso gli spettri di riflettanza ricavati. Saranno infine presentati i risultati ottenuti su un campione di Litopone. La sua produzione, sul territorio europeo, ebbe inizio dal 1870 in poi. Tuttavia studi scientifici presenti in letteratura, hanno dimostrato che, nel corso del tempo, la struttura chimica di tale pigmento ha subito alcune modifiche, con l’obiettivo di renderlo più stabile. Sfruttando tali conoscenze siamo in grado di attribuire un limite temporale prima del quale l’opera non può essere stata realizzata. Informazione che può rivelarsi utile in caso di autenticazione di dipinti contemporanei.
Spettroscopia per immagini per la conservazione e la diagnostica di materiali pittorici contemporanei.
ALBERTIN, Fauzia;BOSELLI, Lara;PECCENINI, Eva;PELLICORI, Virginia;PETRUCCI, Ferruccio Carlo;TISATO, Flavia
2011
Abstract
L’arte del Novecento si differenzia da quella antica soprattutto nella scelta dei materiali utilizzati. Nelle opere moderne non sono più rintracciabili pigmenti prodotti o preparati dall’artista stesso, sebbene un tempo questo fosse un modus operandi molto diffuso. A farla da padrone sono al contrario i pigmenti di sintesi. Pigmenti, quindi, prodotti industrialmente e per i quali è ben noto il momento preciso in cui si è avviata la distribuzione sul mercato. In particolare questo studio ha permesso di evidenziare le potenzialità della Spettroscopia per Immagini, con un dispositivo progettato e realizzato con la collaborazione dell’officina meccanica del Dipartimento di Fisica e dell’INFN - Sezione di Ferrara. Tale tecnica è assolutamente non distruttiva, non invasiva e consente di analizzare le opere in situ. Verranno discussi i risultati ottenuti con la Spettroscopia per Immagini su alcuni pigmenti contemporanei mediante l’acquisizione di immagini nell’intervallo spettrale compreso tra 410 e 1050 nm, da cui sono state successivamente ricavate le informazioni spettrali nelle aree considerate. Come tecnica di riferimento è stata scelta la spettrofotometria a contatto mediante lo Spettrofotometro portatile Konica Minolta CM2600d. Tali analisi si sono rivelate utili per verificare l’accuratezza dei risultati della tecnica telefotometrica. Come ulteriore strumento di indagine ci si è avvalsi dell’uso dell’Analisi delle Componenti Principali (PCA), al fine di identificare e discriminare nel dettaglio le alterazioni verificatesi nel corso del tempo su alcuni dei pigmenti considerati. I pigmenti interessati da tali indagini sono il Bianco di titanio, il Blu oltremare artificiale e la Terra di Siena, ognuno dei quali legato a olio di lino, resina acrilica e legante alchidico ed infine per metà protetti da uno strato di vernice, di diversa tipologia a seconda del legante. Con tali combinazioni è stata realizzata una tavola di test, in seguito sottoposta ad invecchiamento artificiale e dalle misure eseguite nell’ultimo decennio su di essa, sono stati confrontati i risultati. Sono stati indagati i processi di degrado che hanno coinvolto tali pigmenti, mediante le tecniche sopra descritte in grado di evidenziare le variazioni sistematiche e significative attraverso gli spettri di riflettanza ricavati. Saranno infine presentati i risultati ottenuti su un campione di Litopone. La sua produzione, sul territorio europeo, ebbe inizio dal 1870 in poi. Tuttavia studi scientifici presenti in letteratura, hanno dimostrato che, nel corso del tempo, la struttura chimica di tale pigmento ha subito alcune modifiche, con l’obiettivo di renderlo più stabile. Sfruttando tali conoscenze siamo in grado di attribuire un limite temporale prima del quale l’opera non può essere stata realizzata. Informazione che può rivelarsi utile in caso di autenticazione di dipinti contemporanei.I documenti in SFERA sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.