La presente memoria affronta il problema dell’applicazione ad una Azienda Sanitaria del Decreto Ministeriale del 6 febbraio 2004, emanato dalla Direzione Generale per i Beni Architettonici ed il Paesaggio di concerto con l’Agenzia del Demanio, che obbliga le pubbliche Amministrazioni a sottoporre alla verifica dell'interesse culturale i propri beni immobili. Il riconoscimento di interesse storico-artistico, secondo l’Art.12 del D. Lgs 42/2004 del “Codice dei Beni Culturali” costituisce per quelle amministrazioni che possiedono all’interno dei propri patrimoni immobiliari edifici di interesse storico, la base per la riconfigurazione del ruolo di tali beni all’interno della mission aziendale e la conseguente formulazione di proposte di riqualificazione anche per usi pubblici o privati. Tale valutazione, nel caso specifico del patrimonio di un Azienda Sanitaria, dovrà essere più attenta, in quanto una scelta strategica errata si ripercuoterebbe inevitabilmente sulle esigenze del territorio. L’Azienda Sanitaria svolge una funzione sociale all’interno della collettività, ed è chiaro che, per perseguire il fine della tutela della salute del cittadino è incentivata ad impiegare le proprie risorse finanziarie su immobili che hanno caratteristiche di funzionalità e flessibilità adatte alle tecniche mediche moderne, mentre far sopravvivere dei beni ereditati da ex-conventi, edifici religiosi che non hanno alcuna valenza sanitaria, ma di certo complementari a questa avendo anch’essi funzione sociale, costituisce un compito di non poca difficoltà. Nell’ambito dell’amministrazione di patrimonio di un Azienda Sanitaria è necessario avere un monitoraggio dinamico di tutto il patrimonio con una programmazione che deve consentire di rendicontare costi medi e totali per ogni immobile, stabilire con buona approssimazione tutti gli interventi tecnologici finalizzati al recupero di spese gestionali, evidenziare tutte le diseconomie gestionali suggerendo quindi il rilascio e l’alienazione di tutti gli immobili improduttivi. Per questi motivi il mantenimento di un bene immobile di valenza storico-artistica diventa una criticità del processo da affrontare con le dovute attenzioni.Nel presente articolo attraverso l’analisi del patrimonio immobiliare dell’AUSL di Ferrara sono stati individuati quei beni che rientrano nella procedura di valutazione di interesse culturale tra cui la chiesa di San Carlo Borromeo di notevole pregio artistico; gli autori descrivono una possibile ipotesi di riuso dell’ex-Ospedale “Boeri” di Tresigallo (FE), edificio costruito nel 1939 su progetto del Ing. C. Frighi.

La riqualificazione di complessi architettonici ad alta valenza storico artistica di proprietà delle aziende USL: individuazione di strategie metodologiche per nuove ipotesi di impiego all'interno del quadro normativo nazionale

MAZZACANE, Sante
2008

Abstract

La presente memoria affronta il problema dell’applicazione ad una Azienda Sanitaria del Decreto Ministeriale del 6 febbraio 2004, emanato dalla Direzione Generale per i Beni Architettonici ed il Paesaggio di concerto con l’Agenzia del Demanio, che obbliga le pubbliche Amministrazioni a sottoporre alla verifica dell'interesse culturale i propri beni immobili. Il riconoscimento di interesse storico-artistico, secondo l’Art.12 del D. Lgs 42/2004 del “Codice dei Beni Culturali” costituisce per quelle amministrazioni che possiedono all’interno dei propri patrimoni immobiliari edifici di interesse storico, la base per la riconfigurazione del ruolo di tali beni all’interno della mission aziendale e la conseguente formulazione di proposte di riqualificazione anche per usi pubblici o privati. Tale valutazione, nel caso specifico del patrimonio di un Azienda Sanitaria, dovrà essere più attenta, in quanto una scelta strategica errata si ripercuoterebbe inevitabilmente sulle esigenze del territorio. L’Azienda Sanitaria svolge una funzione sociale all’interno della collettività, ed è chiaro che, per perseguire il fine della tutela della salute del cittadino è incentivata ad impiegare le proprie risorse finanziarie su immobili che hanno caratteristiche di funzionalità e flessibilità adatte alle tecniche mediche moderne, mentre far sopravvivere dei beni ereditati da ex-conventi, edifici religiosi che non hanno alcuna valenza sanitaria, ma di certo complementari a questa avendo anch’essi funzione sociale, costituisce un compito di non poca difficoltà. Nell’ambito dell’amministrazione di patrimonio di un Azienda Sanitaria è necessario avere un monitoraggio dinamico di tutto il patrimonio con una programmazione che deve consentire di rendicontare costi medi e totali per ogni immobile, stabilire con buona approssimazione tutti gli interventi tecnologici finalizzati al recupero di spese gestionali, evidenziare tutte le diseconomie gestionali suggerendo quindi il rilascio e l’alienazione di tutti gli immobili improduttivi. Per questi motivi il mantenimento di un bene immobile di valenza storico-artistica diventa una criticità del processo da affrontare con le dovute attenzioni.Nel presente articolo attraverso l’analisi del patrimonio immobiliare dell’AUSL di Ferrara sono stati individuati quei beni che rientrano nella procedura di valutazione di interesse culturale tra cui la chiesa di San Carlo Borromeo di notevole pregio artistico; gli autori descrivono una possibile ipotesi di riuso dell’ex-Ospedale “Boeri” di Tresigallo (FE), edificio costruito nel 1939 su progetto del Ing. C. Frighi.
2008
riqualificazione; aziende usl; gestione patrimoni immobiliari
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11392/1396859
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